3830 recensioni a vostra disposizione!
   
 

RITORNO A COLD MOUNTAIN
(COLD MOUNTAIN)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 25 febbraio 2004
 
di Anthony Minghella, con Jude Law, Nicole Kidman, Renée Zellweger, Donald Sutherland, Natalie Portman, Giovanni Ribisi (Stati Uniti, 2003)
 
Via col Vento, Guerra di Secessione e Odissea. Perderà un po' di pelo con il tempo, l'inglese trapiantato a Hollywood Anthony Minghella, ma non i vizi che si trascina dai tempi celebrati a dismisura del IL PAZIENTE INGLESE. Lungometraggi-fiume tratti da romanzi corposi, melodrammi strappalacrime che si esaltino in paesaggi immensi, passioni amorose e preferibilmente contrastate che conducano a riflessioni eventualmente filosofiche, pellicole di notevole dispendio economico (anche se per risparmiare COLD MOUNTAIN è stato girato in Romania), fisico e logistico che ne fanno candidati naturali alla somma burla degli Oscar.

Melodramma - western. Che, con uno come Sidney Pollack fra i suoi produttori, poteva anche avviarsi nel senso dell'indimenticabile JEREMIAH JOHNSON (CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO): l'eroe solitario per il quale l'armonia con la natura, l'inserimento nel proprio ambiente, l'amore assoluto per la compagna rappresentano il solo antidoto alla degradazione civile . Se è vero, infatti, che è la sequenza iniziale di Gettysburg ad inserire la battaglia di RITORNO A COLD MOUNTAIN fra le riuscite da antologia del genere (la scenografia è del grande Dante Ferretti…), il movimento portante del film è però quello classico del ritorno, picaresco e melanconico, del disertore per disgusto Jude Law verso la sua lontana North Carolina. Attraverso paesaggi liricamente distesi quanto sadicamente devastati dalle bande dei giustizieri sudisti, nel tentativo di ritrovare l'amata Nicole Kidman: splendida, come sempre, pur nell'assurdità del suo brushing, accorata Penelope figlia colta del pastore, pateticamente aggrappata ad un epistolario a senso unico, per sua (sola) fortuna coadiuvata nella dissestata conduzione rurale dalla sottolineatissima contadinotta Renée Zellweger.

Sballottato a questo modo fra i suoi due poli aneddotici, il film di Minghella zoppica cosi per le sue due ore e mezzo e passa. Un po' nei vezzi accademici di rifare Tara e Vivien Leigh, portici e calessi con un profumo delle ballate alla John Ford ed i secondi ruoli burloni della tradizione western. E un po' in quasi sorprendenti ripensamenti ai margini del gore, con stupri fra neonati in fasce, prostitute camuffate da casalinghe (o viceversa) e buone fate per rimarginare le ferite col balsamo nella capanna sperduta nella foresta. Un grido, a tratti anche sincero contro l'assurdità di tutte le guerre, l'ingiustizia di ogni povertà, le prevaricazioni di chi ci sguazza per mantenere i propri privilegi. Ma in un film di sontuose immagini che stentano ad assimilare i personaggi come di dovere; con pochi negri e ancora meno schiavi.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda